Lino Banfi, pseudonimo di Pasquale Zagaria (Andria, 11 luglio 1936).
Reso popolare per la sua parlata con forte accento pugliese, è tra gli attori italiani più caratteristici e distintivi del dopoguerra. Lino Banfi, insieme a Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, Carlo Giuffrè, Gianfranco D’Angelo, Aldo Maccione e Alvaro Vitali, rappresenta il gruppetto di mostri sacri delle commedie erotiche degli anni ’70, che furono criticate a quel tempo per le scene di nudo e per i linguaggi volgari, ma che sono state rivalutate negli ultimi anni da alcuni poiché considerate un’analisi critica dei difetti della società italiana non solo di quel periodo, ma anche dei giorni nostri. Oltre alle commedie sexy, la sua filmografia comprende altre pellicole di successo come L’allenatore nel pallone, Vieni avanti cretino ed Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.
La sua simpatia colpisce anche i produttori cinematografici che lo scritturano per diverse commedie accanto a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, come, ad esempio, L’esorciccio (1975), che scritto, diretto e interpretato dal solo Ciccio Ingrassia con un minimo budget è considerato un cult per gli amanti di quel tipo di cinema.
Nello stesso anno debutta in televisione con la trasmissione Senza Rete con Alberto Lupo.
Negli anni ’70 e ’80 Banfi veniva considerato poco piu’ che un caratterista, seppur di alto livello e di molta fama. Piu’ avanti però si è ritenuto di avvicinare Banfi alla caratura di attore o, meglio, artista della commedia, poiché, a tutti gli effetti e a totale unanimità, egli ha inventato di sana pianta un genere, un personaggio, dei modi e una intera situazione socio-culturale tipica di una grossa fetta d’Italia, in maniera molto simile a quello che fece Alberto Sordi negli anni tra il 1950 e il 1960.
Oltre ad avere una presenza scenica difficilmente contenibile e difficilmente malleabile, Banfi aveva necessità anche di soggetti ideati sul suo tipo fisico e sulla sua origine meridionale, e anche qui le similarità con Sordi si fa avanti sommando, per alcuni versi, la caratteristica che fu anche dei film di Totò, i quali venivano disegnati sul personaggio, poiché essi non potevano essere prestati a soggetti pensati per altri attori. Pur riducendo, così, il numero di possibilità lavorative, fece sì che il caratterismo di Banfi saltasse molto al di sopra di quello di tutti i suoi pari e comprimari. Non c’è paragone, oggi, nel successo e nella riconoscibilità di Banfi rispetto, ad esempio, ad altri attori di quel genere e di quell’epoca, per quanto validi e preparatissimi.